Ricordo come se fosse oggi che era una
domenica e io ero andata all’edicola con mia mamma e avevo comprato un criceto
di plastica con le ruote. Mentre giocavo entusiasta, il giochino si è rotto e
io sono scoppiata in lacrime. Mio padre mi aveva visto e mi aveva detto che il
giorno dopo ne avremmo comprato un altro, ma io ero dispiaciuta e gli dissi:
“Fate bene a non comprarmi un cane, non lo saprei curare”. Mio padre allora mi
prese dalla mano e mi portò nel suo studio dove custodisce gelosamente il suo
computer e iniziò a digitare: CANI DI PICCOLA TAGLIA. Non ci potevo credere! Forse
aveva cambiato idea, le mie semplici parole lo avevano commosso? Non era
possibile! Ma fu proprio così. Trovò un avviso su Internet di un uomo che
voleva vendere un cucciolo di volpino femmina nei pressi di Reggio Calabria.
Era un sogno, un magnifico sogno, il volpino era proprio la razza che volevo!
Mio papà si affrettò a contattare l’uomo, che era anche disponibile a portarlo
lui stesso il giorno dopo ma ancora era troppo piccolo e decidemmo di lasciarlo
con la sua mamma per un altro mese. Avevo già deciso il nome, l’avevo pensato
quando ero piccola, il mio primo cane si doveva chiamare Chanel. Rimaneva solo
una cosa, convincere la mamma. Questa
era un impresa impossibile, lei non intendeva muoversi dalla sua posizione e
ripeteva “I cani non possono stare in un appartamento, un cane non è un
giochino che va bene solo quando hai voglia di dargli attenzione, hai avuto
tanti animali in casa, io non me ne occuperò
e tu sarai il suo unico punto di riferimento; passate le prime settimane
di euforia il cane diventa solo un elemento di gioco e arriverai al punto di
non occuparti dei suoi problemi primari…….”. Io non la ascoltavo e non vedevo
l’ora che arrivasse quell’irraggiungibile domenica, tanto che contavo i giorni.
Domenica 31 gennaio mi alzai di buonora per recarmi a Eremo insieme a mio papà.
L’appuntamento era vicino alla Chiesa della Consolazione. Ero agitatissima,
tanto che mi veniva da rimettere e non vedevo l’ora, ma all’improvviso comparve
un auto con un ragazzo e una ragazza, che
teneva tra le braccia un minuscolo cucciolo di volpino bianco, come la neve,
avvolto in un plaid azzurro. Facevo fatica a respirare dall’ emozione e mi sembrava
uno scherzo! La ragazza mi porse il
cucciolo impaurito per prenderlo in braccio. Non ci pensai due volte, lo presi
e iniziai a stringerlo forte al mio cuore. Per tutto il viaggio di ritorno la
tenni tra le mie gambe bisbigliandogli
qualche volta qualche parola. Quando tornammo a casa iniziai a presentare
Chanel a tutti. Dopo pochi giorni si era già affezionata a me ed ormai faceva parte della famiglia. L’unica
che non provava nessun interesse era mia mamma che rimaneva completamente
contraria e continuava a ripetermi di regalarla a qualche amica. Dopo circa un
anno e qualche mese il consiglio di mia mamma divenne un ordine: DOVEVO TROVARE
UNA PERSONE A CUI REGALARLO ALTRIMENTI CI AVREBBE PENSATO LEI! All’inizio non
avevo dato peso alla sua richiesta ma poi mi accorsi che stavolta non stava
scherzando e io non potevo farle cambiare idea. Mia mamma trovò una persona
alla quale darlo e ormai era tutto deciso. Venerdì 16 marzo il mio sogno, la
mia speranza e i miei progetti andarono in frantumi. Mia mamma la mattina mi
aveva detto: “Prepara Chanel, che nel pomeriggio verrà un signore e suo figlio
a prenderla” e se ne andò senza darmi una spiegazione. Dovevo obbedire, in fin
dei conti era mia mamma e fa le cose solo per il mio bene, e nel pomeriggio
verso le 17:30 arrivò un signore e si presero Chanel. Non potrò mai dimenticare
il suo musino impaurito che si voltava come se volesse chiedermi aiuto. La
colpa di tutto ciò la do solamente a me che non sono mai riuscita in tutto
questo tempo a far capire a mia mamma e a tutte quelle persone che hanno
raggiunto il loro obiettivo di vedere Chanel fuori da casa mia, che lei era
veramente importante per me, era l’unica che mi ascoltava senza interrompermi e
quando piangevo riusciva a consolarmi con il silenzio. Chanel non era un
capriccio di una viziata, era solo il più grande sogno di una bambina che cercava solo un po’ di compagnia, un’amica
che non la potesse tradire e la potesse comprendere senza giudicare. Chanel,
nonostante la mia mancanza di tempo libero, quell’amicizia era riuscita a
dimostrarla; quei pochi minuti passati la sera con lei erano meravigliosi.
Ricordo il suo musino sempre allegro, la sua coda attorcigliata che non
smetteva mai di scodinzolare ma soprattutto ricordo il suo amore, quello che io
non sono riuscita a dimostrarle. Chanel era la mia cucciola, era la mia
migliore amica. Ancora oggi non riesco ad andare sul balcone di casa mia perché
vederlo senza la mia cucciola che saltava appena mi vedeva, mi fa male. Ogni
giorno mi chiedo cosa possa fare e se si trovi bene in questa nuova famiglia. A
volte la scelta più difficile si rivela essere la migliore, a volte però la
scelta più difficile si rivela essere solamente difficile…….
TI VOGLIO BENE CHANEL E NON TI
DIMENTICHERO’ MAI!!!!!Serena Tripodi III G
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